Settore vinicolo in ginocchio, si impone meno rese per ettaro
Il mondo vinicolo siciliano è in crisi, gran parte della produzione dello scorso anno è rimasta invenduta. Intanto diventa legge la riduzione delle rese per ettaro per la sopravvivenza del settore
L’emergenza sanitaria, il lungo lockdown e le misure restrittive che hanno cambiato usi e costumi del mondo hanno dato il colpo di grazia alle già gracili condizioni del settore vitivinicolo e dell’industria enologica. Fra non molto, ad agosto per le varietà precoci, in Sicilia si ritornerà a vendemmiare, anche se le cantine sociali, che detengono ancora l’85% della produzione vinicola dell’isola, hanno i silos pieni dell’invenduto del precedente ammasso.
Paradossalmente i costi di gestione del vigneto e della cantina sono in continua crescita, come il costo della vita, ma il vino è rimasto per lo più invenduto ed oltre al problema della liquidazione dei compensi ai viticoltori, messa in serio rischio, non si sa cosa fare dell’invenduto. Si parla di milioni di ettolitri di prodotto che si trova stivato negli stessi silos che dovrebbero accogliere il mosto della ormai prossima vendemmia. Urge una distillazione di crisi, un piano straordinario per fronteggiare l’emergenza. Il vino sfuso invenduto, se l’unione Europea lo pernetterà, potrà diventare alcol etilico o mosto concentrato rettificato. Entrambi i prodotti, con una giusta misura europea, potrebbero essere rinpiegati nel campo enologico per fortificare le vinificazione “deboli” di aree vinicole non particolarmente vocate. Purtroppo l’Unione Europea sembra non essere disposta ad aiutare il mondo vinicolo, tant’è che in passato ha pure autorizzato l’impiego dello zucchero in enologia al posto di prodotti derivati dalle sovraproduzioni, come lo zucchero d’uva ed il mosto concentrato (due sostanze estremamente dolci).
Ancora una volta, invece, si è preferito puntare su una legge improntata sulla riduzione dei quantitativi di produzione con la speranza che tale riduzione possa far crescere la richiesta di vino sui mercati e far aumentare i prezzi di commercializzazione, consentendo una ricaduta sui produttori di uva. Un progetto non immediato, nella migliore ipotesi i risultati potrebbero iniziare a vedersi dal prossimo anno; dopo una buona rimoludazione del vigneto, “strozzato ad abbassare le rese. Il mantra dominante è sempre lo stesso: produrre sempre meno per far lievitare il prezzo di vendita; ma chi garantisce che ciò avvenga? Il viticoltore non puó aspettare le dinamiche di progetti che si svilupperanno – forse – nel medio o lungo tempo.
“In meno di un anno abbiamo raggiunto un risultato importante per il settore vitivinicolo siciliano e italiano, che crea più equilibrio ed uguali opportunità per tutti i produttori di vino da tavola. Speriamo porti anche maggiore stabilità nei prezzi”. E’ il commento di Nino Cossentino, presidente della Cia Sicilia Occidentale, alla notizia che la riduzione della resa massima di uva per ettaro per la produzione di vini comuni è legge.
Era stata proprio al Cia Sicilia Occidentale, dallo scorso mese di giugno, a sollevare la questione, denunciando un drastico calo dei pezzi dei vini comuni che con i 15-20 centesimi al litro non riuscivano nemmeno a ripagare i costi di produzione. Prezzi decisi dalle grandi giacenze registrate in alcune regioni, come Veneto ed Emilia Romagna, dove si sono registrate negli ultimi anni produzioni sopra la media.
Ai primi di luglio, a Petrosino, in provincia di Trapani, l’organizzazione era riuscita a riunire oltre 500 produttori per un confronto con la Regione e con alcuni deputati nazionali sullo stato di crisi, avviando il percorso che ha portato a questa nuova normativa contenuta tra le misure del decreto Rilancio.
“Siamo grati alla Cia Sicilia regionale e alla sua presidente, Rosa Giovanna Castagna, a tutto il gruppo dirigente della Cia Sicilia Occidentale e alle forze politiche che ci hanno appoggiato in questa battaglia. Adesso – dice ancora Cossentino – speriamo che il comparto vitivinicolo, un’eccellenza italiana, resti sostenuta dall’azione del governo in questo particolare momento che ha causato l’azzeramento, o quasi, delle vendite per la pandemia. La nuova vendemmia potrebbe causare un ulteriore intasamento delle giacenze dei vini prodotti nell’annata precedente. Chiediamo un intervento shock per un settore strategico che rischia di crollare”.