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Marco De Bartoli l’ultimo pioniere del vino Marsala

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Combattere per le proprie idee è la soddisfazione più grande che la vita possa riservare ad un uomo… e, Marco De Bartoli questo “privilegio” lo conquistò e lo difese fino al suo ultimo respiro. Altruista, sognatore, anticonformista, fiero ed orgoglioso delle proprie scelte, ha vissuto una vita intensa, sempre controcorrente e  pagandone lo scotto.

Marco, discendente di una nota famiglia di vinificatori, fin da giovane gli andavano stretti gli stereotipi del tempo ed il pensiero imperante di certi “industrialotti” che pur di accumulare ricchezza stavano distruggendo il vero ed insostituibile vino Marsala. Erano gli anni bui dell’enologia, gli stessi in cui si spacciavano misture aromatizzate (al caffè, alla banana, alla fragola, sl cioccolatto, ecc) per la piú vecchia DOC del Paese.

Marco, testardo ed intrasigente, aveva un sogno: produrre il vero Marsala con il metodoperpetuo o “solera”. Voleva far comprendere ai produttori la necessitá di ritornare a produrre  quel vino che aveva entusiasmato il mondo. Rifugiatosi nella cantinetta Samperi, una sperduta borgata del versante sud, piú vicina a Mazara del Vallo che a Marsala, vi ha investito i risparmi di famiglia e dedicato la propria  vita. Dai filari di Grillo, coltivati ad alberello, ha vinificato le pregiate uve che gli hanno permesso di realizzare il suo sogno, quello di ridare dignità a quel prezioso nettare che gli inglesi prima ed i Florio dopo diffusero per i 5 continenti, quel nettare che venne reputato degno di essere servito nelle Corti, il Marsala

Marco c’é riuscito, ha coronato il suo sogno,  anche se invidie e gelosie, frutto di una diffusa mentalità “provincialotta”, lo hanno deluso, isolato e logorato, tant’é che aveva eletto Pantelleria a sua nuova “patria”, dove si rifugiava spesso e volentieri. Il destino é stato spietato con Marco e la morte lo ha strappato all’affetto dei figli e di chi lo aveva conosciuto a soli 66 anni. Una grande perdita per l’enologia siciliana e per il vino Marsala che gli sarà per sempre grato per averlo strappato alle triste sorti che gli si prospettavano.

Non dimenticheró mai questo grande uomo: solare, orgoglioso e passionale. Ospitale, dal cuore grandissimo, Marco condivideva i pasti con i dipendenti dell’azienda, sempre pronto ad aggiungere qualche seggiola in piú per qualche ospite inaspettato che si trovava a passare per Samperi, a Marsala, o per Bukkuran, a Pantelleria. É, dopo aver mangiato e ben bevuto non lasciava mai andare via nessuno senza una bottiglia del suo Vecchio Samperi, il vero Marsala, a cui aveva cambiato il nome per distinguerlo dai prodotti di certa concorrenza che lo aveva snaturato.

Sono trascorsi piú di sette anni da quel tragico 18 Marzo 2011, il giorno in cui Dio lo chiamó a se per coltivare le vigne celesti, ma non mi sono mai rassegnato che Marco non é piú fra di noi. Le sue idee, ma soprattutto i suoi vini, continuano a vivere, grazie a Josephine, Sebastiano e Renato De Bartoli – i suoi figli – continuano a tramandare il sogno di Marco. Di questo grande uomo, di cui mi onoro essere stato amico, il collega Fabio Turchetti ha dedicato un ampio servizio su  Sapori di Repubblica che vi invito a leggere nella sua originale stesura, qui di seguito

Alberto Di Paola

 

L’ARTICOLO DI REPUBBLICA

E’ stata la prima DOC d’Italia. Quando infatti è stata istituita, per i vini del Belpaese, la classificazione delle Denominazioni di Origine Controllata (e poi Garantita), attraverso il D.P.R. 930/1963, la prima di queste ad essere nominata tale, in senso temporale, altra non è stato cheil Marsala: simbolo di tempi enoici felicemente trascorsi fin dalla metà del Settecento, anche in campo internazionale, e ancor oggi rappresentativa di quella che rimane la provincia del Tricolore italico quantitativamente più produttiva in senso assoluto, quella di Trapani.

Marco De Bartoli (foto Giuseppe Gervasi)

Sono trascorsi cinquantacinque anni da allora, mentre nel frattempo il Marsala diventava tutto e il contrario di tutto: fino al punto, qualche decennio fa, di esser forse più ricordato in cucina, come condimento per le scaloppine, oppure per delle imbarazzanti versioni all’uovo o allo zabaione. Ma la rivoluzione era dietro l’angolo; l’anno zero del Marsala moderno, con annessi e connessi (e contrasti, litigi e denunce), bussava alle porte, sovvertendo noia e pigrizia, quantità industriali e versioni grossolane. Il folle capace di sparigliare il tavolo si chiama Marco De Bartoli: coraggioso, legato alle sue origini ma sperimentatore incallito, testardo, irruente, talvolta offensivo.

Un bicchiere di Bukkuram

Una volta ereditata dalla nonna la tenuta di famiglia, in contrada Samperi, si metterà di buzzo buono per condurre l’azienda con la stessa passione con cui si diletta con le auto d’epoca: senza compromessi. Rinuncerà a produrre il Marsala come avevano iniziato a farlo gli inglesi, con l’aggiunta di alcol a fortificare, e tornerà all’antico metodo locale: quello che avrebbe necessitato di frutti atti a raggiungere almeno quindici gradi alcolici (da lì l’uva grillo energicamente contenuta nelle rese per ettaro) e legato al ripristino del metodo perpetuo o “solera”, che voleva il nettare di Bacco sistematicamente rabboccato con l’aggiunta, di anno in anno, dell’annata nuova a quelle più mature.

 I figli di Marco De Bartoli

Dagli anni Ottanta nascerà quindi, da tutto ciò, un vino esplosivo, incantevole, che ovviamente non avrebbe potuto chiamarsi Marsala: sarebbe stato allora denominato Vecchio Samperi, prodotto anche in alcune versioni meravigliose marcate in etichetta dal trascorrere del tempo (Vecchio Samperi 10 anni, 20 anni, 30 anni…). Marco si sarebbe poi dedicato anche al Marsala vero e proprio. Fino a quelle ambrosie portentose che avrebbe realizzato in seguito all’acquisizione di alcuni possedimenti sull’Isola di Pantelleria: come il Bukkuram, passito delizioso, o le versioni secche di Zibibbo, come il Pietra Nera. Ma quante ne avrebbe dovuto subire prima della sua dipartita, avvenuta nel 2011 a soli 66 anni: compresa la scandalosa, faziosa e strumentale denuncia per sofisticazione che nel 1996 aveva visto la sua cantina posta sotto sequestro per molto tempo, fino all’assoluzione piena (cantina che fortunatamente, però, conteneva vini che non avrebbero potuto che giovarsi di quell’attesa, pur se forzata ed estenuante).

I figli di Marco De Bartoli. (foto Pippo Onorati)

Un grande, Marco, di cui oggi i figli Sebastiano e Giuseppina proseguono le gesta. Andate a trovarli ma intanto provate a riassaggiare, data la sua collocazione in commercio decisa soltanto pochissimi anni fa, il suo Marsala Vergine Riserva 1988: color dell’ambra e dal naso incredibilmente marcato da mallo di noce, agrumi canditi, tabacco da pipa, cacao, castagna, miele, spezie, sale, iodio, fiori e frutta secca. Difficile descriverlo al palato, pressoché infinito: avvolgente, sapido, caldo, dalla piena rispondenza gusto-olfattiva e soprattutto setoso, elegante e di persistenza eterna. Proprio un vino di Marco, senza se e senza ma.  

Fabio Turchetti per www.repubblica.it”

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