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Territori, biodiversità e tradizione enologica: il valore aggiunto del terroir siciliano 

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Il terroir, per i francesi termine che indica la vera e grande “essenza” dell’enologia d’oltralpe, in Italia è ancora una parola tutta da esplorare del dizionario vitivinicolo. Il termine è stato coniata dai francesi ed indica tutto ciò che concorre a fare grande un buon vino, ovvero indica un’area ben delimitata dove le condizioni naturali, fisiche e chimiche, la zona geografica ed il clima, le tradizioni enologiche, permettono la realizzazione di un vino specifico e identificabile mediante le caratteristiche uniche e irriproducibili. In Sicilia, come spesso accade, questo termine è ancora oggetto di studio e di confronto.

Valorizzare le diversità, dare voce ad ogni singolo territorio che, con la sua particolare vocazione, dà vita a vini dalle caratteristiche esclusive. E’ questo, secondo Assoenologi Sicilia, quello che la Sicilia del vino deve fare per dare ai propri prodotti una marcia in più, per offrire al consumatore un’esperienza sensoriale completa, alla scoperta delle mille sfaccettature dei prodotti siciliani.Di questo hanno parlato sabato scorso gli enologi siciliani riuniti a Baglio di Pianetto, a Santa Cristina Gela (Pa) per una degustazione tecnica dedicata ai vini della Monreale Doc.

Degustazione al Baglio di Pianetto (Santa Cristina Gela)

“Dal punto di vista vitivinicolo, ogni luogo ha una sua vocazione – spiega il Presidente di Assoenologi Sicilia, enologo Giacomo Manzo – Con questo non vogliamo dire che alcuni vini o alcune aree siano migliori o peggiori. Vogliamo evidenziare il fatto che la Sicilia è una terra ricca e varia, anche dal punto di vista pedoclimatico. Questo – continua l’enologo Manzo – porta alla nascita di vini dalle caratteristiche molto diverse fra loro: dai rossi più fruttati a quelli d’invecchiamento, dai bianchi freschi a quelli più sapidi e tiolici. Dobbiamo raccontare al consumatore questa diversità. Ogni vino, ogni territorio porta ad un’esperienza sensoriale diversa, crea nuova conoscenza, arricchisce il profilo dell’enologia siciliana. La diversità dei nostri vini per noi è un valore”.

Gli stessi enologi siciliani ne hanno fatto esperienza sabato scorso nel corso della degustazione tecnica che si è svolta a Santa Cristina Gela, presso l’azienda Baglio di Pianetto.

Otto i vini in degustazione, tutti prodotti da rinomate aziende della zona ma rigorosamente anonimi per evitare che l’etichetta influenzasse la riflessione. I primi ad essere assaggiati sono stati tre bianchi del 2016: un Catarratto Chardonnay, un Grillo e un Grillo Chardonnay. E già dai primi momenti è emersa l’importanza del territorio che, con le sue caratteristiche, è capace di creare infinite versioni di uno stesso vino.

Si è poi passati ai rossi, con tre Monreale Doc del 2012, 2013 e 2014. Qui è stata sottolineata anche la vastità del comprensorio del Monreale Doc, cosa che porta anche in questo caso alla produzione di vini molto diversi fra di loro. A chiudere la degustazione sono state due cultivar internazionali, un Syrah e un Petit Verdot.

La degustazione è stata diretta dall’enologo Antonino Reina, Vice Presidente di Assoenologi Sicilia. Vi hanno preso parte, insieme a tanti enologi siciliani, anche Renato De Bartoli, Direttore di  Baglio di Pianetto,  e il dott. Mario Di Lorenzo, Presidente della DO Monreale. “Non dobbiamo proiettare il consumatore verso una concezione monotematica del territorio L’enologia è una scienza che fa emergere il legame fra la pianta e il territorio. L’enologia è conoscenza – ha sottolineato Renato De Bartoli.

A questo proposito, Mario Di Lorenzo ha inoltre parlato del lavoro che si sta portando avanti per valorizzare il nome della Monreale Doc. “La giornata è stata un’importantissima occasione di riflessione e di confronto. Sono emersi tanti aspetti che hanno destato l’interesse dei partecipanti – ha concluso il Presidente di Assoenologi Sicilia, Giacomo Manzo –  Proprio dalla platea dei partecipanti è emersa la richiesta di ripetere l’esperienza della degustazione tecnica con la proposta di dedicarsi prevalentemente ai vitigni autoctoni, sia bianchi che rossi, richiesta che abbiamo intenzione di soddisfare al più presto”.

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