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Sicilia, vino a 15 centesimi litro, Lombardo del M5S: “Intervenga il Governo Conte”

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È crisi nera per il vino da tavola siciliano: il prezzo attuale in Sicilia del vino comune, il cosiddetto “sfuso”  è ancora sotto i 2 euro per ettogrado, circa 15-20 centesimi al litro.  Il mercato è letteralmente crollato, sceso a meno della metà, rispetto allo scorso anno anno quando si riusciva a vendere vino sfuso a 40, 45 centesimi litro. Un prezzo sempre basso, rispetto ai costi di produzione che, secondo l’ISMEA, non è giustificabile un prezzo base al di sotto dei 54 centesimi.

La situazione è drammatica: migliaia di viticoltori rischiano di abbandonare i vigneti, mentre il vino siciliano certificato, imbottigliato e sorretto dal maketing, miete successi e convince sempre più consumatori europei e d’oltreoceano. Un vero paradosso, visto che tante volte la differenza fra un vino sfuso ed uno in bottiglia è rappresentata dal packaging e dalla promozione. Fiumi di vino, da sempre, escono in autobotti da anonime cantine del trapanese per ritornare in bottiglie con marchi blasonati sugli scaffali della grande distribuzione (Supermercati) o dell’horeca (acronimo di Hotellerie-Restaurant-Café, ma la terza parola viene a volte identificata con Catering). Una vera e propria speculazione sotto gli occhi di tutti

I vertici della Cia Sicilia Occidentale hanno incontrato ad Alcamo alcune cantine del Trapanese per fare il punto della situazione e attuare tutte le iniziative necessarie per coinvolgere le istituzioni e uscire da questa fase di stallo, a cominciare dalla richiesta di un incontro con l’assessore regionale all’Agricoltura Edy Bandiera.

la Cia Sicilia Occidentale chiede una maggiore attenzione sui controlli straordinari nei confronti di quelle aziende che, a qualsiasi latitudine, abbiano presentato dichiarazioni di raccolta anomale. E chiede anche la messa al bando definitiva dello zuccheraggio del vino, concesso dalla normativa europea in Francia e in Germania ma anche in alcune zone dell’Italia (Valle d’Aosta, Trentino e nella provincia di Belluno). Nel resto del Belpaese, invece, lo zuccheraggio viene considerato una frode, un reato penale.

Sulla crisi vitivinicola in Sicilia,  caratterizzata oltre che dal basso prezzo di vendita da una grossa fetta della produzione rimasta invenduta in cantina,  è intervenuto l’On. Antonio Lombardo, deputato nazionale del Movimento 5 Stelle che ha presentato un’interrogazione al ministro dell’Agricoltura: “Le cantine sociali non riescono a onorare le anticipazioni bancarie su merci, bisogna imporre nuovi limiti alla resa per ettaro, aumentare i controlli tra le denunce e le effettive produzioni, distillare gli esuberi per chi supera i 200 quintali/ettaro e impedire la pratica vietata dello ‘zuccheraggio’ dei vini”.

Grandi giacenze, prezzi bassi e disparità tra la raccolta dichiarata e il vino prodotto. Sono queste alcune delle emergenze del settore vitivinicolo siciliano. Per conoscere quali misure il governo nazionale intenda adottare per uscire dal tunnel, il deputato M5S alla Camera, Antonio Lombardo, ha presentato una interrogazione al ministro delle Politiche agricole, Centinaio.

“Durante l’ultima edizione del Vinitaly – ricorda Lombardo – sono emerse notizie positive sui trend del cosiddetto ‘imbottigliato’, ma a questo non corrisponde una ripresa della filiera della produzione. Anzi, oggi i giovani viticoltori combattono per scongiurare l’abbandono dei vigneti”.

“Grandi giacenze – spiega il deputato – sono state immesse sul mercato nel corso dell’ultima annata agraria, dalle cantine di diverse regioni italiane che hanno dichiarato una raccolta con alte rese per ettaro. Per esempio, secondo i dati di marzo 2019, la Sicilia con 8.944 ettari coltivati a vigneto ha giacenze di vino bianco per 1.016.468 litri; in Emilia Romagna, dato che appare anomalo, i vigneti sono pari a 504 ettari e si registrano giacenze pari a 3.834.894 litri. Diversi dati non sono proporzionati tra regioni. Questo mentre il Testo unico n. 238 consente alle cantine di presentare dichiarazioni di raccolta del vino bianco comune sino ad un massimo di 500 quintali per ettaro di vigneto”.

Per Lombardo, quindi, i dati di resa dei vigneti in funzione della produzione andrebbero verificati paragonandoli con i dati delle dichiarazioni di produzione delle singole aziende vitivinicole. “Ciò consentirebbe – afferma l’esponente M5S – di conoscere la somma complessiva delle denunce aziendali di raccolta e di verificare se questa corrisponda ai dati di produzione complessivi per ogni cantina e per l’intera regione di riferimento”.

Per questo motivo, Lombardo nell’interrogazione parlamentare chiede al ministro quali iniziative intenda intraprendere il governo a tutela dei viticoltori e lancia alcune proposte: modificare il T.U. 238/2016 disponendo, per il vino bianco comune, il limite massimo di 250 quintali di raccolta per ettaro e un incremento dei controlli per verificare la corrispondenza tra le denunce aziendali di raccolta e il vino complessivamente prodotto; avviare l’iter per richiedere la  distillazione degli esuberi per quelle aziende che abbiano superato i 200 quintali per ettaro; predisporre specifici controlli contro i responsabili del cosiddetto ‘zuccheraggio’ dei vini, pratica vietata in Italia.

“Il fenomeno – commenta Lombardo – è preoccupante, la crisi del mercato e i prezzi bassi del vino prodotto non consentono alla maggior parte delle cantine sociali della Sicilia occidentale di onorare i prestiti relativi dell’anticipazione bancaria su merci, con il rischio di incorrere in gravi sofferenze bancarie e, nei casi più gravi, nel fallimento aziendale. Occorre prendere dei provvedimenti”.

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