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Il melograno, una coltivazione “siciliana” in ascesa

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Aumenta a grandi ritmi la coltivazione di melograni in Sicilia. Dai circa 300 ettari coltivati sui mercati regionali giungono tonnellate di frutto.

La melograna, fino a poco tempo fa, era considerata un frutto di nicchia che veniva importato soprattutto dalla Turchia e da Israele. Ora non è più così. I produttori agricoli che decidono di investire sulla nuova coltivazione, anche spiantando vecchie colture, sono sempre di più. “Secondo le nostre previsioni – dice Nino Indelicato, presidente della Copagri di Sciacca (Ag) – la superficie complessiva lavorata a melograno nella regione nel 2019 raggiungerà almeno i 300 ettari, quasi la metà del totale coltivato in Italia”. Il melograno rappresenta dunque un vero e proprio boom che si è sviluppato soprattutto tra le province di Trapani, Agrigento, Ragusa e Catania. “Le zone del litorale in particolare – spiega Indelicato – sono quelle che più di altre si adattano alle esigenze climatiche di questo frutto”.

A Marsala (Tp) nel 2014 quattro giovani imprenditori agricoli hanno dato vita a “Kore Frutti di Sicilia”, un consorzio che in poco tempo ha scalato le vette della produzione e della vendita passando, in appena un paio d’anni, dai 15 ettari iniziali ai 150 attuali. “Abbiamo sfruttato numerosi terreni che prima erano incolti e, di conseguenza, improduttivi”, dice Maurizio Abate, esperto di marketing e promotore del consorzio. “Dal 2014 ad oggi non ci siamo mai fermati, ed entro il 2020 contiamo di produrre almeno 30 mila quintali di melograni”.
Ma qual è la ragione del successo? “È un frutto – spiega l’agronomo Ciro Miceli – che affascina i consumatori, e che si sta affermando in particolare sul mercato delle spremute e dei succhi di frutta. Dai chicchi – aggiunge – si ottengono bevande energizzanti, ricche di vitamine e minerali, dalle proprietà antibatteriche ed antitumorali, in grado di esercitare azioni antiossidanti e di contrasto ai radicali liberi”.
“Tra i nostri consorziati diversi sono dell’agrigentino”, dice Abate. Vincenzino Leo, 49 anni, imprenditore agricolo di Cattolica Eraclea (Ag) dice: “I tempi sono cambiati, soprattutto per noi agricoltori, e oggi bisogna avere il coraggio di innovare”. La varietà da lui prescelta è la “Wonderul one”, che alla fine del processo di maturazione fornisce un frutto dalla scorza di un colore rosso intenso e dai chicchi dal gusto aspro, Un frutto particolarmente adatto alle spremute. “Se le cose andranno bene, già dal prossimo anno potrei allargare la produzione”, dice Vincenzino. Al momento sono 1200 le piante dell’impresa agricola “Leo” coltivate a melograni. Un percorso culminato con un primo raccolto, quello di quest’anno, che ha fornito una quindicina di quintali di frutti. Ma tra 12 mesi è previsto che la produzione schizzi ad almeno 300 quintali. “È un investimento, e come per tutti gli investimenti bisogna avere pazienza”, ammette l’imprenditore. “Sono certo che avrò delle soddisfazioni, perché io ho puntato sulla qualità, e la qualità prima o poi paga”. Stando ai costi di produzione e ai prezzi al consumo (i grossisti al momento pagano ai produttori circa un euro al kg), una stagione di pieno raccolto, quella che Vincenzino Leo attende per la stagione 2019, potrà garantirgli un reddito di almeno 30.000 euro.
Il podere di Leo si trova a due passi dal sito archeologico di Eraclea Minoa, gioiello di quella civiltà della Grecia antica nella quale la pianta di melograno era simbolo di abbondanza e fortuna. Ed è anche per ragioni storiche e geografiche che la scommessa di Vincenzino potrebbe trascinare altri produttori della zona di Cattolica. “Il mio obiettivo – spiega l’imprenditore – è riuscire a vendere i miei melograni al mercato della trasformazione agroalimentare”. “Con una produzione media per singolo ettaro di un quantitativo compreso tra 250 e 280 quintali – dice Nino Indelicato – la Sicilia si appresta a diventare leader nazionale nella produzione di melograno, con un fatturato in crescita, che potrebbe toccare in breve quota 5 milioni di euro”. Intanto il consorzio “Kore Frutti di Sicilia” di Marsala non intende fermarsi al melograno: “Abbiamo incominciato a puntare sulla coltivazione di frutti tropicali – aggiunge Abate – Siamo partiti da 15 ettari. Speriamo di ripeterci, così come abbiamo fatto col melograno”.

Crescono in Sicilia i frutteti di melograno sull’onda del successo del succo

Un bilancio 2018 positivo per la siciliana Agrumi-Gel: in particolare, sebbene l’arancia rossa trasformata rimanga sempre il prodotto principale dell’azienda, i risultati del succo di melagrana –  vero protagonista della campagna commerciale inaugurata a settembre – stupiscono favorevolmente.

“Il succo di melagrana siciliana ha una marcia in più e, come l’arancia rossa, negli anni riuscirà a conquistare un segmento di mercato distinguibile in termini di eccellenza. La domanda di melagrane continua a crescere anno dopo anno, soprattutto per la tendenza a consumare succhi appena spremuti. La Sicilia ha tutte le caratteristiche richieste per questa coltivazione. Nei prossimi tre anni, ci sarà una maggiore superficie investita e, di conseguenza, una maggiore produzione”. Così dichiara a FreshPlaza Antonino Imbesi titolare e responsabile marketing della Agrumi-Gel

“Abbiamo constatato – dichiara Antonino Imbesi – l’interesse dei clienti per il nostro succo di melograno. Siamo entrati in contatto con potenziali acquirenti interessati a portare sui mercati un prodotto di nicchia, di alta qualità. Finora, riferiscono, sono sempre stati costretti a rivolgersi ai mercati stranieri che, a dire il vero, non sempre garantiscono standard di eccellenza. Abbiamo spiegato che disponiamo di tecnologie all’avanguardia che ci permettono di avere un succo di alta qualità sotto il profilo qualitativo e organolettico. Qualche cliente, soprattutto in occasione del Sial di Parigi, è rimasto piacevolmente sorpreso nell’assaggiare il nostro succo di melograno”.

“Trasformiamo sia frutti biologici sia convenzionali, in particolare melagrana Wonderfulproveniente da filiera siciliana, in assoluto la varietà più richiesta dal mercato, ma anche Akko, Smith e Dente di Cavallo. La melagrana potrebbe essere il frutto del futuro, considerato anche il grande interesse che, sul piano dell’innovazione, arriva dal mondo della ricerca. La speranza è che questo frutto possa evolvere in pochi anni da prodotto di nicchia a segmento autonomo vero e proprio, con una filiera adeguata che possa sostenerlo”.

Per quanto riguarda invece il comparto agrumicolo e le problematiche che lo attanagliano. Imbesi si dichiara fiducioso sui risvolti che la politica metterà in atto per tutelare il prodotto 100% siciliano. Questo settore costituisce una delle voci più importanti del PIL siciliano, pertanto andrebbe preservato da una “deregulation” e una frammentazione che, di fatto, penalizzano l’intera filiera.

“Proprio in questi giorni, i nostri clienti storici giapponesi del gruppo Sumitomo Corporation Foods – in visita per vedere le nuove linee di lavorazione della melagrana – hanno confermato gli accordi commerciali relativi alla prossima stagione agrumaria. Ciò proprio sulla base della reputazione e dell’affidabilità di Agrumigel/Sc Foods in termini di capacità di fornire prodotto in modo continuativo, con la garanzia delle certificazioni internazionali di qualità in nostro possesso”.

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