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Vino, un 2017 sfavillante per l’export italiano; le “bollicine” trascineranno pure i “fermi”

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2017 di crescita per l’export del vino italiano. A trainare le vendite saranno le bollicine a partire dal Prosecco. A prevederlo è Giacomo Acciai, socio di Iron3, da oltre 10 anni tra i protagonisti della promozione del vino italiano all’estero.

Giacomo Acciai, quali sono gli scenari dell’export del vino italiano per il 2017?

Giacomo Acciai, socio di Iron3

Giacomo Acciai, socio di Iron3

«Escludendo casi particolari, il 2017 sarà mediamente un anno di crescita, trascinato dal segmento delle bollicine italiane (Prosecco in primis), che restano il fattore chiave della crescita italiana. Per i vini fermi è prevedibile una leggera flessione in alcuni mercati europei controbilanciata da un’apertura e da un incremento nei mercati dei Paesi terzi: questo sarà possibile grazie agli accordi per il libero scambio che sono attualmente in fase di negoziazione e di definizione con l’Unione Europea».

Annata buona, dunque.

«Non ho dubbi nel dire che il 2017 sarà un altro buon anno per il vino italiano che potrà non solo mantenere ma anche incrementare le sue esportazioni. La chiave di tutto sarà la diversificazione dei mercati».

Quali fattori determineranno gli scenari futuri dell’export?

A causa della Brexit si prevede una flessione nei volumi di vendita per il 2017

«Come per tutti i beni di consumo il vino italiano potrà avere delle variazioni e oscillazioni determinate da fattori extra-vino, difficilmente prevedibili. L’esportazione di vino, così come quello dell’agroalimentare o di altri prodotti, saranno lo specchio di situazioni politiche ed economiche. La Brexit e Trump potrebbero costituire le principali criticità per il 2017. Per ora, in UK non si vedono impatti particolari da “Brexit” sugli spumanti ma, quasi sicuramente, nel corso dell’anno riscontreremo qualche punto percentuale di flessione rispetto al 2016, soprattutto nei volumi: i prodotti più coinvolti saranno quelli con medium o high price, mentre gli entry level subiranno meno».

E per gli Stati Uniti cosa si prevede?

«Negli Usa, salvo eventuali cataclismi politico-economici, non dovrebbero esserci scossoni per le nostre esportazioni mantenendo da tempo un trend di crescita. La rivalutazione del dollaro potrebbe essere la leva giusta incrementare ulteriormente le esportazioni».

Negli Stati Uniti il Rispetto ai cugini francesi manca in Italia il sistema vinoprezzo medio di una bottiglia di vino italiano è di 2,89 dollari contro i 5,12 del vino francese.«La quantità non può prescindere dalla qualità. La differenza di prezzo tra vino italiano e quello francese negli Stati Uniti è un problema annoso, nato da errori strategici commessi in passato. Negli ultimi anni l’Italia ha fatto grandi passi in avanti sia a livello di qualità che di quantità. Quello di cui abbiamo bisogno è far passare il messaggio che anche il vino italiano è di qualità. Questo è possibile solo trasmettendo cultura, facendo formazione con i consumer. In Usa dovremmo investire in comunicazione e marketing per aumentare il brand value del prodotto Italia e del prodotto vino. Anche nella quantità i prodotti italiani sono generalmente di qualità. Rispetto ai cugini francesi manca forse un sistema vino Italia che riesca a fare squadra, massimizzando il valore percepito dal consumatore. Solo così si andrebbe a ridurre la differenza di valore che si traduce nella sostanziale differenza del prezzo medio attuale tra Italia e Francia».

 Passiamo alla Cina.
«La Cina, che continua a non essere un mercato per tutti, incrementerà le importazioni per determinate tipologie di vino, facendo segnare sicuramente un incremento positivo».

 

 

 

fonte: http://bimag.it/

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